Questo sito vuole ricordare l’attività di Italo Mataloni. Troverete una galleria di immagini di alcune tra le sue opere rimaste, e delle recensioni a lui dedicate.
di Anna Maria Secondino
da “ La Gazzetta del Lunedì” (12.08.1968)
… formatosi all’Accademia di Brera, Mataloni ebbe a Maestri Raimondi, Lilloni e Carpi.
L’influsso di Lilloni è evidente; da lui ha appreso la delicatezza del tocco, di lombarda derivazione, che si pone nella composizione come lirico accento, e l’amore per la tastiera dei verdi nelle loro innumerevoli variazioni.
Ed il timbro della personalità pittorica di Mataloni è appunto nell’uso dei verdi, freschi ed intensi, stesi nelle gamme digradanti dal tono più acceso a quello più sommesso, cui si alternano le chiare levità di cieli e di marine; nel contesto dell’opera assumono forza allusiva.
L’artista ha una profonda intuizione del colore e sa trarre dal suo impiego effetti pittorici notevoli, nonché una efficace resa contenutistica, affidando al gioco di toni, sfumature e risonanze, le sue emozioni ed i suoi sentimenti.
E’ un cromatismo modulato con largo respiro, talora impreziosito da sprazzi di luce, poggiante su una solida base disegnativa.
Mataloni si avvale di una forma tradizionale, attinente ad un neo-impressionismo, per esprimere la sua anima di uomo moderno, volto con gioia contemplativa, che si allarga ad una visione universale, a comprendere le bellezze della natura.
Poesista aperto ad un gusto romantico, coglie con ricchezza di umori evocativi, la poesia della campagna e del mare nella sua genuina essenza.
Vedute di spiagge dense di sole o avvolte dalle prime ombre, paesaggi ora immersi nel grigiore ora abbacinati di luce, si susseguono attraverso i dipinti offrendo sensazioni di grande respiro e di serenità.
Il paesaggio ligure è interpretato da Mataloni con fedeltà, nella sua aspra e pur avvincente bellezza.
Ricordiamo in proposito “Giardinio”, “ La villa”, dalle felici contrapposizioni di tono, “Alberi sul mare”, sinfonia di ulivi protesi sulla distesa d’acqua, “Barche a S.Margherita” dalle cristalline trasparenze nella massa delle case sbiancate dal sole; “Portofino” e “S. Michele di Pagana”.
Un silenzio quasi metafisico, intriso di solitudine, e di nostalgia, permea talune composizioni di barche in riposo e “Spiaggia”.
di Anna Maria Secondino
da “ Le Arti” (05.05.1969)
Spirito contemplativo, artista costantemente sensibile alla voce della propria verità interiore, Italo Mataloni, conduce il colloquio pittorico con la natura in una dimensione quasi panteistica, considerando le cose, partecipi di quell’armonia cosmica che è appunto proiezione del divino.
Tale sostrato contenutistico spiega il senso panico di certi suoi paesaggi, l’anelito al richiamo di spazi infiniti, l’affermazione di una solitudine vibrante che, in ultima analisi è il riflesso della consapevolezza dei limiti umani rispetto alla vastità dell’universo.
L’eco di questa ispirazione quasi religiosa è viva soprattutto nell’anelito alla luce, in quel bisogno di trasfigurazione che guida l’artista nella composizione di dipinti in cui forme e colori paiono come purificati.
Fin dagli anni della sua formazione, nell’ambiente dell’Accademia di Brera, Mataloni sentì l’esigenza di una visione tesa nell’arco uomo-natura ed implicante la considerazione di alti valori ideali.
Angolo di visuale che allargava al massimo il respiro della sua pittura e portava le sue doti tecniche ad un affidamento parallelo alla progressiva elaborazione del mondo che urgeva nel suo animo. Ed i suoi quadri offrirono all’osservatore una verità più profonda oltre il facile effetto discorsivo, risultato quest’ultimo che il Mataloni non ricercò mai.
Nacquero fin da allora i paesaggi di intonazione post-impressionistica percorsi da una vena sottilmente elegiaca, costruiti con colori nitidamente stesi e desunti da una tavolozza in cui dominavano preziosità di grigi che si stemperavano nelle fluide campiture dei cieli, di verdi usati nella estesa timbrica delle possibili variazioni di azzurri ora tenui, ora radiosi.
Dopo gli anni trascorsi all’estero, che indubbiamente anno inciso sulla sua visione, il pittore marchigiano, unitamente al raggiungimento della maturità fisiologica e ad un consolidamento della posizione spirituale, è venuto acquisendo nuove forme espressive, sfociate nell’attuale stilistica di tendenza espressionistica.
E si può affermare che le recenti opere rappresentino veramente il perfezionamento di un linguaggio che vuole offrire, attraverso la forma d’arte, un mezzo di meditazione e di elevazione.
La struttura delle immagini appare più sintetica, ed è definita da puri valori pittorici che si riallacciano spesso all’evocativo colorismo lombardo, aperto ad un sommesso colloquio.
La spatola ha un ruolo determinante nella stesura di toni corposi, accostati in variazioni ed in sequenze che creano senso ritmico e quinte prospettiche con risultati di spazialità e di movimento.
Il tipico ambiente marchigiano, cui l’animo dell’artista è rimasto sempre fedele in un nostalgico slancio, e la bellezza sfolgorante della terra ligure, sono in questi dipinti resi con estrema efficacia.
L'acuta percezione cromatica e la particolare inflessione sentimentale, hanno fatto di Italo Mataloni un superiore interprete delle segreti voci della natura.
di Anna Maria Secondino
da “La Gazzetta del Lunedì” (30.06.1969)
“Italo Mataloni romantico interprete del paesaggio”
Italo Mataloni allinea alla “Boccadasse” i suoi recenti dipinti condotti con la consueta coerenza al proprio temperamento, emotivamente aperto alle suggestioni naturalistiche che egli interpreta alla luce di una con poetica intuizione; un fare artistico che dimostra la validità di una concezione pittorica legata ad un commosso sentimento di partecipazione alla vita della natura, e sempre attuale, se intesa nel suo significato morale e spirituale.
Le opere esposte rivelano, rispetto alla produzione precedente, il conseguimento di ragguardevoli risultati per l’affinamento stilistico, poggiante su un processo di astrazione che rileva il valore essenziale del soggetto rappresentato, trasponendo il dato naturale su un piano ideale.
La tecnica, che si inquadra nella matrice di post-impressionismo, si avvale di un colore fluido e, morbido, steso con pennellate sciolte e larghe in partiture sommessamente evocative, rotte talvolta da vibranti tocchi che l’estro dell’artista colloca nella composizione come gioiosi accenti del proprio sentimento.
Così, nella sinfonia dettata dalle variazioni di verde che compongono le aperte campagne, pervase di respiro e di luce, si accendono note di giallo, di terre bruciate, di rosso, echi di una effusione cromatica che si dissolve in vibrante emozione.
E’ quella di Mataloni una pittura plastica, intrisa a volte di un sensualismo cromatico, una pittura che esprime la natura con pieno slancio ed entusiasmo, secondo una lirica visione dalla quale nascono paesaggi di felicità creativa, risonanti della intima voce delle cose, dal sussurro del filo d’erba al palpito vasto del mondo agreste.
Ricordiamo in particolare “Tra gli alberi”, efficace inquadratura autunnale, “Impressioni del lago d’Iseo”, sequenze di sensibili toni verdi, ravvivati in primo piano da macchie di giallo, “Autunno veneziano” di riuscita intesa ambientale, “Passeggiata in convento” dipinto di singolare impostazione, “Barche”, composta veduta marina, “Ulivi”, “Vallata”, “Case di campagna”, e “Tra le case”, da prezioso svariare di toni e di luci…